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Puglia infelix: il quadro delle mafie locali

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Puglia infelix: il quadro delle mafie locali
Quando pensiamo alle mafie nel nostro Paese, la mente vola a Cosa Nostra , alla Camorra, all’ ‘Ndrangheta, trascurando quelle che sono le mafie pugliesi: Mafia garganica, la Società, Mafia cerignolana, Malavita barese, Sacra Corona Unita (SCU). Ogni giorno i fatti di cronaca tendono sempre di più a sottolineare, a marcare questo errore madornale, una minimizzazione pericolosa che alimenta l’indifferenza mediatica e l’isolamento territoriale.

Da dicembre 2017 ad Aprile 2018 in Puglia, si sono registrati: una guerra tra clan a Bitonto che ha portato all’omicidio di una vittima innocente, Anna Rosa Tarantino; 7 omicidi a Vieste; diverse bombe intimidatorie nei confronti di commercianti a Foggia, l’ultima il 30 aprile 2018 rivolta ad una scuola di ballo in via Mameli; sparatorie nei quartieri Japigia, Libertà e Carrassi e estorsioni a imprenditori a Bari; assalti a portavalori a Cerignola e Brindisi; 3 Comuni sciolti per mafia: Valenzano (Ba), Mattinata (Fg) e Manduria (Ta) e un processo in atto sul voto di scambio nelle elezioni regionali del 2015 (Si veda il rinvio a giudizio del candidato consigliere Natale Mariella della lista “Popolari per Emiliano” e le dimissioni dell’Assessore allo Sviluppo economico Michele Mazzarano per sospetto voto di scambio).

Facciamo un breve quadro delle mafie pugliesi e delle loro “attività”

Salento

Gli storici boss della SCU sono in carcere, le nuove generazioni sono frammentate e non riescono a garantire unità al progetto criminale, mafioso. La SCU, oggi,  soffre molto delle ingerenze della Camorra e dell’ ‘Ndrangheta nei suoi affari. Infatti, il controllo delle guardianie di alcuni stabilimenti balneari è passato, tramite prestanome, al sodalizio con la ‘Ndrangheta,  la quale ha allargato il suo bacino economico, investendo milioni di euro sulle attività turistiche da Ostuni a Otranto.

Sulla costa ionica è la Camorra a detenere il controllo economico, acquistando Bed and Breakfast e pizzerie, sostituendosi alla mafia locale, come emerso dalle indagini  della DDA di Napoli. A Gallipoli, la stessa criminalità campana domina sul racket del pesce e sullo spaccio di stupefacenti, con i Padovano impegnati in una guerra fratricida dal 2008.

Nonostante manchi una figura carismatica che si possa candidare a leader della SCU, grazie alla DIA, possiamo costruire questa geografia criminale famigliare che vede i Pepe-Briganti nella città di Lecce e hinterland, i Vincenti a Surbo, Trepuzzi, Squinzano, i Leo a Vernole e Melendugno, i Montedoro a Casarano, i Giannelli a Parabita, i Coluccia a Galatina, i Padovano a Gallipoli, gli Scarcella a Ugento.

Foggia e Capitanata

Tra le bellezze dei Monti Dauni e quelle costiere del Gargano e della Capitanata sono ben tre le mafie, le più feroci, che si spartiscono il territorio attraverso il narcotraffico, estorsioni, furti e rapine importanti, smaltimento illecito di rifiuti e riciclaggio.

La Mafia garganica si irrobustisce e acquisisce autonomia dalle faide nate tra gli allevatori negli anni ‘70, alla latitanza di Raffaele Cutolo che avrebbe dovuto costituire in questo pezzo di Puglia la Nuova Camorra Pugliese, al 1 Maggio 1986 con la  “Strage del Bacardi”.

E una delle realtà più sanguinose e piuttosto instabili della provincia di Foggia e, specie negli ultimi anni, muove i suoi tentacoli verso le attività turistiche, oltre che alle estorsioni e allo spaccio di droga. Vieste, San Severo, San Marco in Lamis, Monte Sant’Angelo, Rignano Garganico sono, ad oggi, i paesi più caldi di quest’area geografica con morti ammazzati, casi di lupara bianca, guerre tra clan e fenomeni ben radicati di Caporalato.

A Foggia le entrate della Società sono le estorsioni a imprenditori e commercianti e, il narcotraffico. Le bombe riservate a chi non paga il pizzo sono assai frequenti, l’ultima il 30 aprile 2018, in Via Mameli.

La mafia cerignolana è, invece, specializzata in assalti di portavalori, rapine e furti in tutta Italia.

Bari

A Bari e provincia vi è una forte e costante conflittualità tra i tanti clan presenti  e ciò dimostra molta instabilità degli assetti dell’organizzazione interna. Le mafie qui si nutrono dei profitti provenienti dalla prostituzione, dai traffici di droga e armi, di estorsioni e usura. Ultimo caso quello del 30 aprile 2018 con l’arresto di usurai vicini al clan Strisciuglio che dal 2012 avevano preso di mira un esercizio commerciale del quartiere Santo Spirito.

La relazione semestrale della DIA ci racconta come la Malavita si stia allargando sempre più verso il proprio hinterland, alla ricerca di imprenditori e amministratori compiacenti, come è accaduto a Valenzano, come sciolto per mafia.

Dopo gli omicidi di Aurelio e Luigi Luciani, a San Marco in Lamis e di Anna Rosa Tarantino a Bitonto, lo Stato ha risposto con un dispiegamento importante di forze dell’ordine.

La risposta repressiva, però, non può essere sufficiente .

Immaginare un’alternativa a tutto questo è, nonostante tutto, possibile. Come? Riappropriandosi della politica del nostro territorio, ritornando in tanti a interessarci  di ciò che accade nelle nostre città, attraverso domande, praticando il dubbio, accendendo i riflettori non soltanto sulla scia di sangue e violenza che queste mafie lasciano alle nostre spalle, ma soprattutto sulla lotta all’indifferenza attraverso la cultura, le realtà sociali e i legami di solidarietà.  Riprendiamoci la Puglia, per la libertà dalle mafie e dalla corruzione e per la bellezza.

 


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